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Pro Loco Abbiategrasso
Costruito nel 1280 da Ottone Visconti e poi ampliato nel 1381 da Gian Galeazzo Visconti e successivamente da suo figlio Filippo Maria Visconti nella prima metà del 15° secolo per rendere sempre più piacevole il soggiorno della sua amante Agnese del Maino e della sua unica figlia legittimata Bianca Maria Visconti.
Costruito nel 1280 da Ottone Visconti e poi ampliato nel 1381 da Gian Galeazzo Visconti e successivamente da suo figlio Filippo Maria Visconti nella prima metà del 15° secolo per rendere sempre più piacevole il soggiorno della sua amante Agnese del Maino e della sua unica figlia legittimata Bianca Maria Visconti.
Costruito nel 1280 da Ottone Visconti e poi ampliato nel 1381 da Gian Galeazzo Visconti e successivamente da suo figlio Filippo Maria Visconti nella prima metà del 15° secolo per rendere sempre più piacevole il soggiorno della sua amante Agnese del Maino e della sua unica figlia legittimata Bianca Maria Visconti.
Costruito nel 1280 da Ottone Visconti e poi ampliato nel 1381 da Gian Galeazzo Visconti e successivamente da suo figlio Filippo Maria Visconti nella prima metà del 15° secolo per rendere sempre più piacevole il soggiorno della sua amante Agnese del Maino e della sua unica figlia legittimata Bianca Maria Visconti.
Dopo il periodo Visconteo e quello Sforzesco, durante la dominazione spagnola, ha subito un progressivo declino fino alla decisione di abbatterlo che fortunatamente non fu eseguita completamente.
Dopo il periodo Visconteo e quello Sforzesco, durante la dominazione spagnola, ha subito un progressivo declino fino alla decisione di abbatterlo che fortunatamente non fu eseguita completamente.
Dopo il periodo Visconteo e quello Sforzesco, durante la dominazione spagnola, ha subito un progressivo declino fino alla decisione di abbatterlo che fortunatamente non fu eseguita completamente.
Dopo il periodo Visconteo e quello Sforzesco, durante la dominazione spagnola, ha subito un progressivo declino fino alla decisione di abbatterlo che fortunatamente non fu eseguita completamente.
Oggi è sede della biblioteca, di uffici Comunali e della Pro Loco di Abbiategrasso e, tra i castelli Viscontei, è quello che conserva intatta la maggior porzione di affreschi tra cui spicca, ripetuto ossessivamente il motto della famiglia Visconti, coniato da Francesco Petrarca, "a bon droyt".
Oggi è sede della biblioteca, di uffici Comunali e della Pro Loco di Abbiategrasso e, tra i castelli Viscontei, è quello che conserva intatta la maggior porzione di affreschi tra cui spicca, ripetuto ossessivamente il motto della famiglia Visconti, coniato da Francesco Petrarca, "a bon droyt".
Oggi è sede della biblioteca, di uffici Comunali e della Pro Loco di Abbiategrasso e, tra i castelli Viscontei, è quello che conserva intatta la maggior porzione di affreschi tra cui spicca, ripetuto ossessivamente il motto della famiglia Visconti, coniato da Francesco Petrarca, "a bon droyt".
Oggi è sede della biblioteca, di uffici Comunali e della Pro Loco di Abbiategrasso e, tra i castelli Viscontei, è quello che conserva intatta la maggior porzione di affreschi tra cui spicca, ripetuto ossessivamente il motto della famiglia Visconti, coniato da Francesco Petrarca, "a bon droyt".
La struttura originale risale al XII secolo quando fu costruito in prossimità al Castello Melegazario (10° secolo), oggi non più esistente.
La struttura originale risale al XII secolo quando fu costruito in prossimità al Castello Melegazario (10° secolo), oggi non più esistente.
La struttura originale risale al XII secolo quando fu costruito in prossimità al Castello Melegazario (10° secolo), oggi non più esistente.
La struttura originale risale al XII secolo quando fu costruito in prossimità al Castello Melegazario (10° secolo), oggi non più esistente.
La Chiesa venne certamente ricostruita nelle forme attuali nel XV secolo.
La Chiesa venne certamente ricostruita nelle forme attuali nel XV secolo.
La Chiesa venne certamente ricostruita nelle forme attuali nel XV secolo.
La Chiesa venne certamente ricostruita nelle forme attuali nel XV secolo.
Nel 1570 S. Carlo Borromeo ordinò di invertire l’ingresso della chiesa in modo da ricavare una cappella interna per le monache di S. Maria della Rosa.
Nel 1570 S. Carlo Borromeo ordinò di invertire l’ingresso della chiesa in modo da ricavare una cappella interna per le monache di S. Maria della Rosa.
Nel 1570 S. Carlo Borromeo ordinò di invertire l’ingresso della chiesa in modo da ricavare una cappella interna per le monache di S. Maria della Rosa.
Nel 1570 S. Carlo Borromeo ordinò di invertire l’ingresso della chiesa in modo da ricavare una cappella interna per le monache di S. Maria della Rosa.
In seguito alla soppressione del 1784 la chiesa fu trasformata in una filatura, poi caserma e infine scuola elementare.
In seguito alla soppressione del 1784 la chiesa fu trasformata in una filatura, poi caserma e infine scuola elementare.
In seguito alla soppressione del 1784 la chiesa fu trasformata in una filatura, poi caserma e infine scuola elementare.
In seguito alla soppressione del 1784 la chiesa fu trasformata in una filatura, poi caserma e infine scuola elementare.
Oggi la struttura è destinata a scuola di danza, studio di architettura ed abitazioni private.
Oggi la struttura è destinata a scuola di danza, studio di architettura ed abitazioni private.
Oggi la struttura è destinata a scuola di danza, studio di architettura ed abitazioni private.
Oggi la struttura è destinata a scuola di danza, studio di architettura ed abitazioni private.
Il nome completo di questa Chiesa, costruita nel 1365, è Basilica Romana Minore di Santa Maria Nascente.
Il nome completo di questa Chiesa, costruita nel 1365, è Basilica Romana Minore di Santa Maria Nascente.
Il nome completo di questa Chiesa, costruita nel 1365, è Basilica Romana Minore di Santa Maria Nascente.
Il nome completo di questa Chiesa, costruita nel 1365, è Basilica Romana Minore di Santa Maria Nascente.
Ha subito numerosi rimaneggiamenti, i più importanti dei quali eseguiti nel 18° secolo dall'Architetto Francesco Croce.
Ha subito numerosi rimaneggiamenti, i più importanti dei quali eseguiti nel 18° secolo dall'Architetto Francesco Croce.
Ha subito numerosi rimaneggiamenti, i più importanti dei quali eseguiti nel 18° secolo dall'Architetto Francesco Croce.
Ha subito numerosi rimaneggiamenti, i più importanti dei quali eseguiti nel 18° secolo dall'Architetto Francesco Croce.
Lo splendido QUADRIPORTICO che la fronteggia è stato costruito nella seconda metà del 15° secolo ed è stato erroneamente attribuito a Donato Bramante.
Lo splendido QUADRIPORTICO che la fronteggia è stato costruito nella seconda metà del 15° secolo ed è stato erroneamente attribuito a Donato Bramante.
Lo splendido QUADRIPORTICO che la fronteggia è stato costruito nella seconda metà del 15° secolo ed è stato erroneamente attribuito a Donato Bramante.
Lo splendido QUADRIPORTICO che la fronteggia è stato costruito nella seconda metà del 15° secolo ed è stato erroneamente attribuito a Donato Bramante.
All'interno del quadriportico è presente l'ORATORIO cinquecentesco DELL'ADDOLORATA che ha dato forte impulso alla devozione degli abbiatensi verso l'Addolorata che è arrivata ad essere la festa più importante del borgo (addirittura più importante della festa patronale di Santa Rosa da Lima).
All'interno del quadriportico è presente l'ORATORIO cinquecentesco DELL'ADDOLORATA che ha dato forte impulso alla devozione degli abbiatensi verso l'Addolorata che è arrivata ad essere la festa più importante del borgo (addirittura più importante della festa patronale di Santa Rosa da Lima).
All'interno del quadriportico è presente l'ORATORIO cinquecentesco DELL'ADDOLORATA che ha dato forte impulso alla devozione degli abbiatensi verso l'Addolorata che è arrivata ad essere la festa più importante del borgo (addirittura più importante della festa patronale di Santa Rosa da Lima).
All'interno del quadriportico è presente l'ORATORIO cinquecentesco DELL'ADDOLORATA che ha dato forte impulso alla devozione degli abbiatensi verso l'Addolorata che è arrivata ad essere la festa più importante del borgo (addirittura più importante della festa patronale di Santa Rosa da Lima).
L'antica chiesa di San Bernardino fu costruita (con l'anomalo orientamento nord-sud) dopo la diffusione del culto del Santo che fu di passaggio nel Borgo nel 1431; originariamente era molto più piccola di quella attuale ed era utilizzata come sede dai membri della Confraternita di San Bernardino.
L'antica chiesa di San Bernardino fu costruita (con l'anomalo orientamento nord-sud) dopo la diffusione del culto del Santo che fu di passaggio nel Borgo nel 1431; originariamente era molto più piccola di quella attuale ed era utilizzata come sede dai membri della Confraternita di San Bernardino.
L'antica chiesa di San Bernardino fu costruita (con l'anomalo orientamento nord-sud) dopo la diffusione del culto del Santo che fu di passaggio nel Borgo nel 1431; originariamente era molto più piccola di quella attuale ed era utilizzata come sede dai membri della Confraternita di San Bernardino.
L'antica chiesa di San Bernardino fu costruita (con l'anomalo orientamento nord-sud) dopo la diffusione del culto del Santo che fu di passaggio nel Borgo nel 1431; originariamente era molto più piccola di quella attuale ed era utilizzata come sede dai membri della Confraternita di San Bernardino.
Il Cardinale Federico Borromeo ne suggerì l'ampliamento quando divenne sede anche della Scuola del SS. Rosario.
Il Cardinale Federico Borromeo ne suggerì l'ampliamento quando divenne sede anche della Scuola del SS. Rosario.
Il Cardinale Federico Borromeo ne suggerì l'ampliamento quando divenne sede anche della Scuola del SS. Rosario.
Il Cardinale Federico Borromeo ne suggerì l'ampliamento quando divenne sede anche della Scuola del SS. Rosario.
La sua realizzazione richiese circa un secolo per le difficoltà economiche che dovettero affrontare le due confraternite; la facciata fu invece realizzata nel corso del Settecento, apportando solo poche modifiche al progetto seicentesco dell'architetto Francesco Maria Richino, principale esponente del barocco milanese. Il campanile, dal caratteristico bulbo in rame, è stato realizzato nel 1717.
La sua realizzazione richiese circa un secolo per le difficoltà economiche che dovettero affrontare le due confraternite; la facciata fu invece realizzata nel corso del Settecento, apportando solo poche modifiche al progetto seicentesco dell'architetto Francesco Maria Richino, principale esponente del barocco milanese. Il campanile, dal caratteristico bulbo in rame, è stato realizzato nel 1717.
La sua realizzazione richiese circa un secolo per le difficoltà economiche che dovettero affrontare le due confraternite; la facciata fu invece realizzata nel corso del Settecento, apportando solo poche modifiche al progetto seicentesco dell'architetto Francesco Maria Richino, principale esponente del barocco milanese. Il campanile, dal caratteristico bulbo in rame, è stato realizzato nel 1717.
La sua realizzazione richiese circa un secolo per le difficoltà economiche che dovettero affrontare le due confraternite; la facciata fu invece realizzata nel corso del Settecento, apportando solo poche modifiche al progetto seicentesco dell'architetto Francesco Maria Richino, principale esponente del barocco milanese. Il campanile, dal caratteristico bulbo in rame, è stato realizzato nel 1717.
Durante la Battaglia di Magenta del 1859 venne utilizzata dall'esercito francese come ospedale.
Durante la Battaglia di Magenta del 1859 venne utilizzata dall'esercito francese come ospedale.
Durante la Battaglia di Magenta del 1859 venne utilizzata dall'esercito francese come ospedale.
Durante la Battaglia di Magenta del 1859 venne utilizzata dall'esercito francese come ospedale.
Ciò, unito al fatto che tutte le statue all'interno sono di santi protettori della salute, ha fatto sì che la Chiesa venisse chiamata dagli abbiatensi "il Poliambulatorio".
Ciò, unito al fatto che tutte le statue all'interno sono di santi protettori della salute, ha fatto sì che la Chiesa venisse chiamata dagli abbiatensi "il Poliambulatorio".
Ciò, unito al fatto che tutte le statue all'interno sono di santi protettori della salute, ha fatto sì che la Chiesa venisse chiamata dagli abbiatensi "il Poliambulatorio".
Ciò, unito al fatto che tutte le statue all'interno sono di santi protettori della salute, ha fatto sì che la Chiesa venisse chiamata dagli abbiatensi "il Poliambulatorio".
Dalla metà del Settecento gli scolari assunsero il compito di seppellire i giustiziati, che si erano macchiati di gravi delitti, nella fossa comune davanti all’altare del Crocefisso che è in stile spagnolesco e ha capelli veri e braccia e occhi mobili che ne consentivano la deposizione il venerdì santo.
Dalla metà del Settecento gli scolari assunsero il compito di seppellire i giustiziati, che si erano macchiati di gravi delitti, nella fossa comune davanti all’altare del Crocefisso che è in stile spagnolesco e ha capelli veri e braccia e occhi mobili che ne consentivano la deposizione il venerdì santo.
Dalla metà del Settecento gli scolari assunsero il compito di seppellire i giustiziati, che si erano macchiati di gravi delitti, nella fossa comune davanti all’altare del Crocefisso che è in stile spagnolesco e ha capelli veri e braccia e occhi mobili che ne consentivano la deposizione il venerdì santo.
Dalla metà del Settecento gli scolari assunsero il compito di seppellire i giustiziati, che si erano macchiati di gravi delitti, nella fossa comune davanti all’altare del Crocefisso che è in stile spagnolesco e ha capelli veri e braccia e occhi mobili che ne consentivano la deposizione il venerdì santo.
San Pietro Apostolo fu la prima parrocchia del primo borgo abbiatense.
San Pietro Apostolo fu la prima parrocchia del primo borgo abbiatense.
San Pietro Apostolo fu la prima parrocchia del primo borgo abbiatense.
San Pietro Apostolo fu la prima parrocchia del primo borgo abbiatense.
Il culto di San Pietro era legato al desiderio dei longobardi di sancire l’unione con la Chiesa di Roma.
Il culto di San Pietro era legato al desiderio dei longobardi di sancire l’unione con la Chiesa di Roma.
Il culto di San Pietro era legato al desiderio dei longobardi di sancire l’unione con la Chiesa di Roma.
Il culto di San Pietro era legato al desiderio dei longobardi di sancire l’unione con la Chiesa di Roma.
Sulle rovine dell'originaria costruzione longobarda, venne edificata una chiesa romanica con la medesima dedicazione.
Sulle rovine dell'originaria costruzione longobarda, venne edificata una chiesa romanica con la medesima dedicazione.
Sulle rovine dell'originaria costruzione longobarda, venne edificata una chiesa romanica con la medesima dedicazione.
Sulle rovine dell'originaria costruzione longobarda, venne edificata una chiesa romanica con la medesima dedicazione.
Anche se la chiesa era posta fuori dal borgo (sviluppatosi in un secondo momento), San Pietro divenne il primo patrono del borgo. Inoltre lo stemma della città fino alla seconda meta del XVI secolo riproduceva San Pietro in trono.
Anche se la chiesa era posta fuori dal borgo (sviluppatosi in un secondo momento), San Pietro divenne il primo patrono del borgo. Inoltre lo stemma della città fino alla seconda meta del XVI secolo riproduceva San Pietro in trono.
Anche se la chiesa era posta fuori dal borgo (sviluppatosi in un secondo momento), San Pietro divenne il primo patrono del borgo. Inoltre lo stemma della città fino alla seconda meta del XVI secolo riproduceva San Pietro in trono.
Anche se la chiesa era posta fuori dal borgo (sviluppatosi in un secondo momento), San Pietro divenne il primo patrono del borgo. Inoltre lo stemma della città fino alla seconda meta del XVI secolo riproduceva San Pietro in trono.
Anche se riedificata canonicamente, la parrocchia di San Pietro, ai primi del '700, non si presentava in buone condizioni. Si sentì pertanto l'esigenza di costruire un nuovo edificio in stile barocco lombardo: demolita nel 1753 la chiesa romanica, si inaugurò la fabbrica della nuova chiesa, che si potrasse fino al 1763 per la mancanza di fondi.
Anche se riedificata canonicamente, la parrocchia di San Pietro, ai primi del '700, non si presentava in buone condizioni. Si sentì pertanto l'esigenza di costruire un nuovo edificio in stile barocco lombardo: demolita nel 1753 la chiesa romanica, si inaugurò la fabbrica della nuova chiesa, che si potrasse fino al 1763 per la mancanza di fondi.
Anche se riedificata canonicamente, la parrocchia di San Pietro, ai primi del '700, non si presentava in buone condizioni. Si sentì pertanto l'esigenza di costruire un nuovo edificio in stile barocco lombardo: demolita nel 1753 la chiesa romanica, si inaugurò la fabbrica della nuova chiesa, che si potrasse fino al 1763 per la mancanza di fondi.
Anche se riedificata canonicamente, la parrocchia di San Pietro, ai primi del '700, non si presentava in buone condizioni. Si sentì pertanto l'esigenza di costruire un nuovo edificio in stile barocco lombardo: demolita nel 1753 la chiesa romanica, si inaugurò la fabbrica della nuova chiesa, che si potrasse fino al 1763 per la mancanza di fondi.
II progetto fu affidato all'architetto Francesco Croce che volle una chiesa a croce greca, a tre navate, e cupola centrale (poi rialzata e affrescata).
II progetto fu affidato all'architetto Francesco Croce che volle una chiesa a croce greca, a tre navate, e cupola centrale (poi rialzata e affrescata).
II progetto fu affidato all'architetto Francesco Croce che volle una chiesa a croce greca, a tre navate, e cupola centrale (poi rialzata e affrescata).
II progetto fu affidato all'architetto Francesco Croce che volle una chiesa a croce greca, a tre navate, e cupola centrale (poi rialzata e affrescata).
L'edificio colpisce per la semplicità esterna a cui si contrappone il fasto dell’interno.
L'edificio colpisce per la semplicità esterna a cui si contrappone il fasto dell’interno.
L'edificio colpisce per la semplicità esterna a cui si contrappone il fasto dell’interno.
L'edificio colpisce per la semplicità esterna a cui si contrappone il fasto dell’interno.
Della vecchia chiesa d'origine medievale si conservò solo il campanile, sul quale si intervenne più volte. Da allora sino ai nostri giorni, non sono mancati continui interventi di manutenzione e restauro.
Della vecchia chiesa d'origine medievale si conservò solo il campanile, sul quale si intervenne più volte. Da allora sino ai nostri giorni, non sono mancati continui interventi di manutenzione e restauro.
Della vecchia chiesa d'origine medievale si conservò solo il campanile, sul quale si intervenne più volte. Da allora sino ai nostri giorni, non sono mancati continui interventi di manutenzione e restauro.
Della vecchia chiesa d'origine medievale si conservò solo il campanile, sul quale si intervenne più volte. Da allora sino ai nostri giorni, non sono mancati continui interventi di manutenzione e restauro.
Il Convento dell'Annunciata fu costruito per volontà di Galeazzo Maria Sforza in risposta ad una grazia ricevuta.
Il Convento dell'Annunciata fu costruito per volontà di Galeazzo Maria Sforza in risposta ad una grazia ricevuta.
Il Convento dell'Annunciata fu costruito per volontà di Galeazzo Maria Sforza in risposta ad una grazia ricevuta.
Il Convento dell'Annunciata fu costruito per volontà di Galeazzo Maria Sforza in risposta ad una grazia ricevuta.
Fu realizzato secondo le esigenze dei Frati Minori dell'Osservanza di San Francesco che avevano un forte legame sia con la società dell'epoca che con la famiglia ducale: venne realizzato con le due aule (una per i fedeli e una per i frati) divisi da un tramezzo riccamente decorato oggi non più esistente.
Fu realizzato secondo le esigenze dei Frati Minori dell'Osservanza di San Francesco che avevano un forte legame sia con la società dell'epoca che con la famiglia ducale: venne realizzato con le due aule (una per i fedeli e una per i frati) divisi da un tramezzo riccamente decorato oggi non più esistente.
Fu realizzato secondo le esigenze dei Frati Minori dell'Osservanza di San Francesco che avevano un forte legame sia con la società dell'epoca che con la famiglia ducale: venne realizzato con le due aule (una per i fedeli e una per i frati) divisi da un tramezzo riccamente decorato oggi non più esistente.
Fu realizzato secondo le esigenze dei Frati Minori dell'Osservanza di San Francesco che avevano un forte legame sia con la società dell'epoca che con la famiglia ducale: venne realizzato con le due aule (una per i fedeli e una per i frati) divisi da un tramezzo riccamente decorato oggi non più esistente.
Dopo la soppressione napoleonica del 1810, venne trasformato nella sezione maschile della Pia Casa dei Poveri Impotenti Incurabili e schifosi che modificò profondamente la struttura del complesso per soddisfare le nuove esigenze.
Dopo la soppressione napoleonica del 1810, venne trasformato nella sezione maschile della Pia Casa dei Poveri Impotenti Incurabili e schifosi che modificò profondamente la struttura del complesso per soddisfare le nuove esigenze.
Dopo la soppressione napoleonica del 1810, venne trasformato nella sezione maschile della Pia Casa dei Poveri Impotenti Incurabili e schifosi che modificò profondamente la struttura del complesso per soddisfare le nuove esigenze.
Dopo la soppressione napoleonica del 1810, venne trasformato nella sezione maschile della Pia Casa dei Poveri Impotenti Incurabili e schifosi che modificò profondamente la struttura del complesso per soddisfare le nuove esigenze.
Dalla fine del 19° secolo venne frazionato per diventare una fabbrica di damigiane e successivamente una fabbrica per la lavorazione del sughero, un magazzino di materiale edile, la sede di svariate attività (quali un'autorimessa) e l'alloggio per circa 150 inquilini (tra cui i terremotati del Belice che qui trovarono accoglienza).
Dalla fine del 19° secolo venne frazionato per diventare una fabbrica di damigiane e successivamente una fabbrica per la lavorazione del sughero, un magazzino di materiale edile, la sede di svariate attività (quali un'autorimessa) e l'alloggio per circa 150 inquilini (tra cui i terremotati del Belice che qui trovarono accoglienza).
Dalla fine del 19° secolo venne frazionato per diventare una fabbrica di damigiane e successivamente una fabbrica per la lavorazione del sughero, un magazzino di materiale edile, la sede di svariate attività (quali un'autorimessa) e l'alloggio per circa 150 inquilini (tra cui i terremotati del Belice che qui trovarono accoglienza).
Dalla fine del 19° secolo venne frazionato per diventare una fabbrica di damigiane e successivamente una fabbrica per la lavorazione del sughero, un magazzino di materiale edile, la sede di svariate attività (quali un'autorimessa) e l'alloggio per circa 150 inquilini (tra cui i terremotati del Belice che qui trovarono accoglienza).
Nel 1997 il Comune di Abbiategrasso acquistò il complesso dando inizio, grazie ad alcuni finanziamenti, a varie campagne di restauro che si sono concluse nel 2007 e che hanno porato alla luce un meraviglioso ciclo di affreschi realizzato nel 1519 da Nicola Mangone da Caravaggio, detto il Moietta.
Nel 1997 il Comune di Abbiategrasso acquistò il complesso dando inizio, grazie ad alcuni finanziamenti, a varie campagne di restauro che si sono concluse nel 2007 e che hanno porato alla luce un meraviglioso ciclo di affreschi realizzato nel 1519 da Nicola Mangone da Caravaggio, detto il Moietta.
Nel 1997 il Comune di Abbiategrasso acquistò il complesso dando inizio, grazie ad alcuni finanziamenti, a varie campagne di restauro che si sono concluse nel 2007 e che hanno porato alla luce un meraviglioso ciclo di affreschi realizzato nel 1519 da Nicola Mangone da Caravaggio, detto il Moietta.
Nel 1997 il Comune di Abbiategrasso acquistò il complesso dando inizio, grazie ad alcuni finanziamenti, a varie campagne di restauro che si sono concluse nel 2007 e che hanno porato alla luce un meraviglioso ciclo di affreschi realizzato nel 1519 da Nicola Mangone da Caravaggio, detto il Moietta.
Nel 1782 l’imperatore d’Austria Giuseppe II ordinò la soppressione del convento di S. Chiara (che già aveva sostituito nel 1476 il monastero femminile di San Martino) e lo sostituì con la Pia Casa dei Poveri Impotenti Incurabili e Schifosi, per il ricovero di tutti i poveri inabili al lavoro e con gravi malattie fisiche o psichiche di Milano.
Nel 1782 l’imperatore d’Austria Giuseppe II ordinò la soppressione del convento di S. Chiara (che già aveva sostituito nel 1476 il monastero femminile di San Martino) e lo sostituì con la Pia Casa dei Poveri Impotenti Incurabili e Schifosi, per il ricovero di tutti i poveri inabili al lavoro e con gravi malattie fisiche o psichiche di Milano.
Nel 1782 l’imperatore d’Austria Giuseppe II ordinò la soppressione del convento di S. Chiara (che già aveva sostituito nel 1476 il monastero femminile di San Martino) e lo sostituì con la Pia Casa dei Poveri Impotenti Incurabili e Schifosi, per il ricovero di tutti i poveri inabili al lavoro e con gravi malattie fisiche o psichiche di Milano.
Nel 1782 l’imperatore d’Austria Giuseppe II ordinò la soppressione del convento di S. Chiara (che già aveva sostituito nel 1476 il monastero femminile di San Martino) e lo sostituì con la Pia Casa dei Poveri Impotenti Incurabili e Schifosi, per il ricovero di tutti i poveri inabili al lavoro e con gravi malattie fisiche o psichiche di Milano.
Dal 1966 il nome della Pia Casa venne mutato in Istituto Geriatrico Camillo Golgi in ricordo del famoso anatomo-patologo che fu primario della struttura alla fine del 1800 e che fu poi insignito (per primo in Italia) del premio Nobel per la medicina nel 1906 per la tecnica, messa a punto proprio in questo istituto, base per la scoperta dell'Alzheimer.
Dal 1966 il nome della Pia Casa venne mutato in Istituto Geriatrico Camillo Golgi in ricordo del famoso anatomo-patologo che fu primario della struttura alla fine del 1800 e che fu poi insignito (per primo in Italia) del premio Nobel per la medicina nel 1906 per la tecnica, messa a punto proprio in questo istituto, base per la scoperta dell'Alzheimer.
Dal 1966 il nome della Pia Casa venne mutato in Istituto Geriatrico Camillo Golgi in ricordo del famoso anatomo-patologo che fu primario della struttura alla fine del 1800 e che fu poi insignito (per primo in Italia) del premio Nobel per la medicina nel 1906 per la tecnica, messa a punto proprio in questo istituto, base per la scoperta dell'Alzheimer.
Dal 1966 il nome della Pia Casa venne mutato in Istituto Geriatrico Camillo Golgi in ricordo del famoso anatomo-patologo che fu primario della struttura alla fine del 1800 e che fu poi insignito (per primo in Italia) del premio Nobel per la medicina nel 1906 per la tecnica, messa a punto proprio in questo istituto, base per la scoperta dell'Alzheimer.
All'interno dell'Istituto è presente la bella Chiesa di San Carlo.
All'interno dell'Istituto è presente la bella Chiesa di San Carlo.
All'interno dell'Istituto è presente la bella Chiesa di San Carlo.
All'interno dell'Istituto è presente la bella Chiesa di San Carlo.
Apparteneva ai nobili abbiatensi Omati fino al 1750 ed il loro stemma si trova sulla cappa del camino.
Apparteneva ai nobili abbiatensi Omati fino al 1750 ed il loro stemma si trova sulla cappa del camino.
Apparteneva ai nobili abbiatensi Omati fino al 1750 ed il loro stemma si trova sulla cappa del camino.
Apparteneva ai nobili abbiatensi Omati fino al 1750 ed il loro stemma si trova sulla cappa del camino.
In seguito passò a Stefano Cattaneo, che la frazionò e la mise a reddito. A piano terra furono poste le botteghe.
In seguito passò a Stefano Cattaneo, che la frazionò e la mise a reddito. A piano terra furono poste le botteghe.
In seguito passò a Stefano Cattaneo, che la frazionò e la mise a reddito. A piano terra furono poste le botteghe.
In seguito passò a Stefano Cattaneo, che la frazionò e la mise a reddito. A piano terra furono poste le botteghe.
Ciò che rimane oggi è la stanza del camino con gli affreschi, inglobata nel salone aperto al pubblico del Monte dei Paschi di Siena (già Banca Popolare di Abbiategrasso).
Ciò che rimane oggi è la stanza del camino con gli affreschi, inglobata nel salone aperto al pubblico del Monte dei Paschi di Siena (già Banca Popolare di Abbiategrasso).
Ciò che rimane oggi è la stanza del camino con gli affreschi, inglobata nel salone aperto al pubblico del Monte dei Paschi di Siena (già Banca Popolare di Abbiategrasso).
Ciò che rimane oggi è la stanza del camino con gli affreschi, inglobata nel salone aperto al pubblico del Monte dei Paschi di Siena (già Banca Popolare di Abbiategrasso).
I membri della famiglia Cattaneo risiedevano a Milano, ma avevano vasti possedimenti nell’abbiatense. Tra il 1668 e il 1670 Vincenzo Cattaneo acquistò due proprietà attigue, nel Settecento esse furono ristrutturate e sono quelle che vediamo oggi.
I membri della famiglia Cattaneo risiedevano a Milano, ma avevano vasti possedimenti nell’abbiatense. Tra il 1668 e il 1670 Vincenzo Cattaneo acquistò due proprietà attigue, nel Settecento esse furono ristrutturate e sono quelle che vediamo oggi.
I membri della famiglia Cattaneo risiedevano a Milano, ma avevano vasti possedimenti nell’abbiatense. Tra il 1668 e il 1670 Vincenzo Cattaneo acquistò due proprietà attigue, nel Settecento esse furono ristrutturate e sono quelle che vediamo oggi.
I membri della famiglia Cattaneo risiedevano a Milano, ma avevano vasti possedimenti nell’abbiatense. Tra il 1668 e il 1670 Vincenzo Cattaneo acquistò due proprietà attigue, nel Settecento esse furono ristrutturate e sono quelle che vediamo oggi.
La facciata presenta uno stile noto come barocchetto teresiano.
La facciata presenta uno stile noto come barocchetto teresiano.
La facciata presenta uno stile noto come barocchetto teresiano.
La facciata presenta uno stile noto come barocchetto teresiano.
All’interno ci sono due cortili e un piccolo giardino, decorato con elementi architettonici prospettici.
All’interno ci sono due cortili e un piccolo giardino, decorato con elementi architettonici prospettici.
All’interno ci sono due cortili e un piccolo giardino, decorato con elementi architettonici prospettici.
All’interno ci sono due cortili e un piccolo giardino, decorato con elementi architettonici prospettici.
Sotto l’androne d’entrata è conservato un affresco cinquecentesco raffigurante la Vergine con il bambino.
Sotto l’androne d’entrata è conservato un affresco cinquecentesco raffigurante la Vergine con il bambino.
Sotto l’androne d’entrata è conservato un affresco cinquecentesco raffigurante la Vergine con il bambino.
Sotto l’androne d’entrata è conservato un affresco cinquecentesco raffigurante la Vergine con il bambino.
In antichità era la piazza del mercato settimanale e, con le vie limitrofe, della fiera ed era detta platea.
In antichità era la piazza del mercato settimanale e, con le vie limitrofe, della fiera ed era detta platea.
In antichità era la piazza del mercato settimanale e, con le vie limitrofe, della fiera ed era detta platea.
In antichità era la piazza del mercato settimanale e, con le vie limitrofe, della fiera ed era detta platea.
Verso Corso Italia si trova la parte porticata più antica, trecentesca.
Verso Corso Italia si trova la parte porticata più antica, trecentesca.
Verso Corso Italia si trova la parte porticata più antica, trecentesca.
Verso Corso Italia si trova la parte porticata più antica, trecentesca.
Le altre porzioni porticate sono del Cinquecento.
Le altre porzioni porticate sono del Cinquecento.
Le altre porzioni porticate sono del Cinquecento.
Le altre porzioni porticate sono del Cinquecento.
Sull’attuale lato del Comune si trovano invece gli interventi Seicenteschi: il Palazzo Comunale, che era sede del Podestà e della notaria comunale. Sulla torretta si trova la campana più antica della città, fusa nel 1716 e dedicata alla patrona Santa Rosa da Lima.
Sull’attuale lato del Comune si trovano invece gli interventi Seicenteschi: il Palazzo Comunale, che era sede del Podestà e della notaria comunale. Sulla torretta si trova la campana più antica della città, fusa nel 1716 e dedicata alla patrona Santa Rosa da Lima.
Sull’attuale lato del Comune si trovano invece gli interventi Seicenteschi: il Palazzo Comunale, che era sede del Podestà e della notaria comunale. Sulla torretta si trova la campana più antica della città, fusa nel 1716 e dedicata alla patrona Santa Rosa da Lima.
Sull’attuale lato del Comune si trovano invece gli interventi Seicenteschi: il Palazzo Comunale, che era sede del Podestà e della notaria comunale. Sulla torretta si trova la campana più antica della città, fusa nel 1716 e dedicata alla patrona Santa Rosa da Lima.
La facciata del palazzo comunale è opera settecentesca dell’architetto Francesco Croce.
La facciata del palazzo comunale è opera settecentesca dell’architetto Francesco Croce.
La facciata del palazzo comunale è opera settecentesca dell’architetto Francesco Croce.
La facciata del palazzo comunale è opera settecentesca dell’architetto Francesco Croce.
Tra piazza Marconi e la Basilica Santa Maria Nuova si trova uno splendido balconcino quattrocentesco; si tratta dell'ultimo rimasto di tutta la provincia di Milano.
Tra piazza Marconi e la Basilica Santa Maria Nuova si trova uno splendido balconcino quattrocentesco; si tratta dell'ultimo rimasto di tutta la provincia di Milano.
Tra piazza Marconi e la Basilica Santa Maria Nuova si trova uno splendido balconcino quattrocentesco; si tratta dell'ultimo rimasto di tutta la provincia di Milano.
Tra piazza Marconi e la Basilica Santa Maria Nuova si trova uno splendido balconcino quattrocentesco; si tratta dell'ultimo rimasto di tutta la provincia di Milano.
Le decorazioni superiori sono ancora quelle originali, mentre quelle inferiori sono probabilmente ottocentesche con il simbolo della famiglia proprietaria.
Le decorazioni superiori sono ancora quelle originali, mentre quelle inferiori sono probabilmente ottocentesche con il simbolo della famiglia proprietaria.
Le decorazioni superiori sono ancora quelle originali, mentre quelle inferiori sono probabilmente ottocentesche con il simbolo della famiglia proprietaria.
Le decorazioni superiori sono ancora quelle originali, mentre quelle inferiori sono probabilmente ottocentesche con il simbolo della famiglia proprietaria.
Il palazzo mostra caratteri seicenteschi.
Il palazzo mostra caratteri seicenteschi.
Il palazzo mostra caratteri seicenteschi.
Il palazzo mostra caratteri seicenteschi.
Giovanni Pietro Vismara lo vendette il 2 ottobre 1648 a Luigi Pionnio. Un suo discendente, Gaetano Antonio Pionnio, lo lasciò in eredita a sua figlia Francesca, che a sua volta lo lasciò nel 1793 al marito Giulio Cesare Dell’Orto, che lo vendette nel 1796 a Gian Pietro Annoni.
Giovanni Pietro Vismara lo vendette il 2 ottobre 1648 a Luigi Pionnio. Un suo discendente, Gaetano Antonio Pionnio, lo lasciò in eredita a sua figlia Francesca, che a sua volta lo lasciò nel 1793 al marito Giulio Cesare Dell’Orto, che lo vendette nel 1796 a Gian Pietro Annoni.
Giovanni Pietro Vismara lo vendette il 2 ottobre 1648 a Luigi Pionnio. Un suo discendente, Gaetano Antonio Pionnio, lo lasciò in eredita a sua figlia Francesca, che a sua volta lo lasciò nel 1793 al marito Giulio Cesare Dell’Orto, che lo vendette nel 1796 a Gian Pietro Annoni.
Giovanni Pietro Vismara lo vendette il 2 ottobre 1648 a Luigi Pionnio. Un suo discendente, Gaetano Antonio Pionnio, lo lasciò in eredita a sua figlia Francesca, che a sua volta lo lasciò nel 1793 al marito Giulio Cesare Dell’Orto, che lo vendette nel 1796 a Gian Pietro Annoni.
E’ costruito su uno schema quadrangolare, di cui il lato est è costituito solo dal muro di cinta, il lato ovest è costituito dai rustici e a nord si trova un piccolo giardino.
E’ costruito su uno schema quadrangolare, di cui il lato est è costituito solo dal muro di cinta, il lato ovest è costituito dai rustici e a nord si trova un piccolo giardino.
E’ costruito su uno schema quadrangolare, di cui il lato est è costituito solo dal muro di cinta, il lato ovest è costituito dai rustici e a nord si trova un piccolo giardino.
E’ costruito su uno schema quadrangolare, di cui il lato est è costituito solo dal muro di cinta, il lato ovest è costituito dai rustici e a nord si trova un piccolo giardino.
L’edificio risale al XV sec, ma l’acquisto da parte di Antonio Pianca è del secolo successivo. Alla sua morte nel 1589 la proprietà fu suddivisa tra i suoi quattro eredi.
L’edificio risale al XV sec, ma l’acquisto da parte di Antonio Pianca è del secolo successivo. Alla sua morte nel 1589 la proprietà fu suddivisa tra i suoi quattro eredi.
L’edificio risale al XV sec, ma l’acquisto da parte di Antonio Pianca è del secolo successivo. Alla sua morte nel 1589 la proprietà fu suddivisa tra i suoi quattro eredi.
L’edificio risale al XV sec, ma l’acquisto da parte di Antonio Pianca è del secolo successivo. Alla sua morte nel 1589 la proprietà fu suddivisa tra i suoi quattro eredi.
Nel 1670 era attiva una conceria che provocava le continue proteste dei vicini, gli Orsini di Roma, a causa del cattivo odore che deriva da questa lavorazione.
Nel 1670 era attiva una conceria che provocava le continue proteste dei vicini, gli Orsini di Roma, a causa del cattivo odore che deriva da questa lavorazione.
Nel 1670 era attiva una conceria che provocava le continue proteste dei vicini, gli Orsini di Roma, a causa del cattivo odore che deriva da questa lavorazione.
Nel 1670 era attiva una conceria che provocava le continue proteste dei vicini, gli Orsini di Roma, a causa del cattivo odore che deriva da questa lavorazione.
Il restauro risale agli anni ’70 e ha messo in evidenza i continui adattamenti a cui è stata sottoposta questa proprietà.
Il restauro risale agli anni ’70 e ha messo in evidenza i continui adattamenti a cui è stata sottoposta questa proprietà.
Il restauro risale agli anni ’70 e ha messo in evidenza i continui adattamenti a cui è stata sottoposta questa proprietà.
Il restauro risale agli anni ’70 e ha messo in evidenza i continui adattamenti a cui è stata sottoposta questa proprietà.
Il primo documento che menziona il Vicolo Cortazza risale al 1411 ed è un esempio di via medievale con il suo percorso sinuoso.
Il primo documento che menziona il Vicolo Cortazza risale al 1411 ed è un esempio di via medievale con il suo percorso sinuoso.
Il primo documento che menziona il Vicolo Cortazza risale al 1411 ed è un esempio di via medievale con il suo percorso sinuoso.
Il primo documento che menziona il Vicolo Cortazza risale al 1411 ed è un esempio di via medievale con il suo percorso sinuoso.
Collega Via Annoni e C.so XX Settembre, su cui sbocca mediante un lungo androne arcuato.
Collega Via Annoni e C.so XX Settembre, su cui sbocca mediante un lungo androne arcuato.
Collega Via Annoni e C.so XX Settembre, su cui sbocca mediante un lungo androne arcuato.
Collega Via Annoni e C.so XX Settembre, su cui sbocca mediante un lungo androne arcuato.
I milanesi Roma appartenevano al patriziato lombardo già dal XV sec e nel Seicento assunsero anche il nome Orsini.
I milanesi Roma appartenevano al patriziato lombardo già dal XV sec e nel Seicento assunsero anche il nome Orsini.
I milanesi Roma appartenevano al patriziato lombardo già dal XV sec e nel Seicento assunsero anche il nome Orsini.
I milanesi Roma appartenevano al patriziato lombardo già dal XV sec e nel Seicento assunsero anche il nome Orsini.
Per amministrare i loro notevoli possedimenti nell'abbiatense, nel 1661 Gregorio Roma acquistò un palazzo quattrocentesco su due piani che venne poi ristrutturato ed ampliato nel Settecento, per essere trasformato nell’attuale palazzo barocco.
Per amministrare i loro notevoli possedimenti nell'abbiatense, nel 1661 Gregorio Roma acquistò un palazzo quattrocentesco su due piani che venne poi ristrutturato ed ampliato nel Settecento, per essere trasformato nell’attuale palazzo barocco.
Per amministrare i loro notevoli possedimenti nell'abbiatense, nel 1661 Gregorio Roma acquistò un palazzo quattrocentesco su due piani che venne poi ristrutturato ed ampliato nel Settecento, per essere trasformato nell’attuale palazzo barocco.
Per amministrare i loro notevoli possedimenti nell'abbiatense, nel 1661 Gregorio Roma acquistò un palazzo quattrocentesco su due piani che venne poi ristrutturato ed ampliato nel Settecento, per essere trasformato nell’attuale palazzo barocco.
I restauri degli anni ’70 del secolo scorso, riportarono i rustici al loro aspetto quattrocentesco e permisero di riscoprire numerosi affreschi, alcuni anche di carattere religioso, che hanno fatto ipotizzare che si trattasse di parte dell’antichissima CHIESA DI SANT'AMBROGIO.
I restauri degli anni ’70 del secolo scorso, riportarono i rustici al loro aspetto quattrocentesco e permisero di riscoprire numerosi affreschi, alcuni anche di carattere religioso, che hanno fatto ipotizzare che si trattasse di parte dell’antichissima CHIESA DI SANT'AMBROGIO.
I restauri degli anni ’70 del secolo scorso, riportarono i rustici al loro aspetto quattrocentesco e permisero di riscoprire numerosi affreschi, alcuni anche di carattere religioso, che hanno fatto ipotizzare che si trattasse di parte dell’antichissima CHIESA DI SANT'AMBROGIO.
I restauri degli anni ’70 del secolo scorso, riportarono i rustici al loro aspetto quattrocentesco e permisero di riscoprire numerosi affreschi, alcuni anche di carattere religioso, che hanno fatto ipotizzare che si trattasse di parte dell’antichissima CHIESA DI SANT'AMBROGIO.
Davanti all’ingresso principale si trova l’esedra, con gli orsi reggi-stemma, che aveva una funzione scenografica di ingresso monumentale ma anche pratica garantendo lo spazio necessario per far girare le carrozze che entravano nel cortile.
Davanti all’ingresso principale si trova l’esedra, con gli orsi reggi-stemma, che aveva una funzione scenografica di ingresso monumentale ma anche pratica garantendo lo spazio necessario per far girare le carrozze che entravano nel cortile.
Davanti all’ingresso principale si trova l’esedra, con gli orsi reggi-stemma, che aveva una funzione scenografica di ingresso monumentale ma anche pratica garantendo lo spazio necessario per far girare le carrozze che entravano nel cortile.
Davanti all’ingresso principale si trova l’esedra, con gli orsi reggi-stemma, che aveva una funzione scenografica di ingresso monumentale ma anche pratica garantendo lo spazio necessario per far girare le carrozze che entravano nel cortile.
L’edicola di San Carlo protegge l’affresco raffigurante San Carlo Borromeo durante l’attentato che lo stesso cardinale subì nel 1569, quando un frate dell’ordine degli Umiliati cercò di ucciderlo con un colpo di archibugio.L’edicola, la cui struttura risale al 1904, venne completamente rifatta sopra la precedente costruzione ammalorata, esiste probabilmente dal secondo decennio del 1600.
L’edicola di San Carlo protegge l’affresco raffigurante San Carlo Borromeo durante l’attentato che lo stesso cardinale subì nel 1569, quando un frate dell’ordine degli Umiliati cercò di ucciderlo con un colpo di archibugio.L’edicola, la cui struttura risale al 1904, venne completamente rifatta sopra la precedente costruzione ammalorata, esiste probabilmente dal secondo decennio del 1600.
L’edicola di San Carlo protegge l’affresco raffigurante San Carlo Borromeo durante l’attentato che lo stesso cardinale subì nel 1569, quando un frate dell’ordine degli Umiliati cercò di ucciderlo con un colpo di archibugio.L’edicola, la cui struttura risale al 1904, venne completamente rifatta sopra la precedente costruzione ammalorata, esiste probabilmente dal secondo decennio del 1600.
L’edicola di San Carlo protegge l’affresco raffigurante San Carlo Borromeo durante l’attentato che lo stesso cardinale subì nel 1569, quando un frate dell’ordine degli Umiliati cercò di ucciderlo con un colpo di archibugio.L’edicola, la cui struttura risale al 1904, venne completamente rifatta sopra la precedente costruzione ammalorata, esiste probabilmente dal secondo decennio del 1600.
Ignoto è l’autore del dipinto di buona fattura e fedele ai tratti del volto del Borromeo, il cui realismo lascia supporre che fosse probabilmente coevo al santo.
Ignoto è l’autore del dipinto di buona fattura e fedele ai tratti del volto del Borromeo, il cui realismo lascia supporre che fosse probabilmente coevo al santo.
Ignoto è l’autore del dipinto di buona fattura e fedele ai tratti del volto del Borromeo, il cui realismo lascia supporre che fosse probabilmente coevo al santo.
Ignoto è l’autore del dipinto di buona fattura e fedele ai tratti del volto del Borromeo, il cui realismo lascia supporre che fosse probabilmente coevo al santo.
L’edificio risale presumibilmente alla seconda metà del Settecento con una pianta a C asimmetrica ed una torretta nella parte sud.
L’edificio risale presumibilmente alla seconda metà del Settecento con una pianta a C asimmetrica ed una torretta nella parte sud.
L’edificio risale presumibilmente alla seconda metà del Settecento con una pianta a C asimmetrica ed una torretta nella parte sud.
L’edificio risale presumibilmente alla seconda metà del Settecento con una pianta a C asimmetrica ed una torretta nella parte sud.
Lungo la via Cattaneo si trovava l’ala rustica che arrivava sino all’incrocio con via Donatori di Sangue e che è stata demolita.
Lungo la via Cattaneo si trovava l’ala rustica che arrivava sino all’incrocio con via Donatori di Sangue e che è stata demolita.
Lungo la via Cattaneo si trovava l’ala rustica che arrivava sino all’incrocio con via Donatori di Sangue e che è stata demolita.
Lungo la via Cattaneo si trovava l’ala rustica che arrivava sino all’incrocio con via Donatori di Sangue e che è stata demolita.
All’ingresso si trova un cortile dove, una volta, al centro c’era un pozzo; sulla sinistra si trova l’oratorio, costruito nel 1755 e dedicato alla Regina delle Vergini con accesso anche dalla strada pubblica.
All’ingresso si trova un cortile dove, una volta, al centro c’era un pozzo; sulla sinistra si trova l’oratorio, costruito nel 1755 e dedicato alla Regina delle Vergini con accesso anche dalla strada pubblica.
All’ingresso si trova un cortile dove, una volta, al centro c’era un pozzo; sulla sinistra si trova l’oratorio, costruito nel 1755 e dedicato alla Regina delle Vergini con accesso anche dalla strada pubblica.
All’ingresso si trova un cortile dove, una volta, al centro c’era un pozzo; sulla sinistra si trova l’oratorio, costruito nel 1755 e dedicato alla Regina delle Vergini con accesso anche dalla strada pubblica.
Da questo oratorio proviene il quadro della Madonna che si conserva nella ex sala consigliare, che si trova nella sede di via Marconi.
Da questo oratorio proviene il quadro della Madonna che si conserva nella ex sala consigliare, che si trova nella sede di via Marconi.
Da questo oratorio proviene il quadro della Madonna che si conserva nella ex sala consigliare, che si trova nella sede di via Marconi.
Da questo oratorio proviene il quadro della Madonna che si conserva nella ex sala consigliare, che si trova nella sede di via Marconi.
Dal 1987 la villa è di proprietà comunale che l’ha restaurata e la usa come sede dell’Ufficio Tecnico.
Dal 1987 la villa è di proprietà comunale che l’ha restaurata e la usa come sede dell’Ufficio Tecnico.
Dal 1987 la villa è di proprietà comunale che l’ha restaurata e la usa come sede dell’Ufficio Tecnico.
Dal 1987 la villa è di proprietà comunale che l’ha restaurata e la usa come sede dell’Ufficio Tecnico.
Detto "el Strisciö"… ma una volta era chiamato anche “la stretta dei signori Cambiaghi”.
Detto "el Strisciö"… ma una volta era chiamato anche “la stretta dei signori Cambiaghi”.
Detto "el Strisciö"… ma una volta era chiamato anche “la stretta dei signori Cambiaghi”.
Detto "el Strisciö"… ma una volta era chiamato anche “la stretta dei signori Cambiaghi”.
Al civico n. 6 si trova un cortiletto con due piani a loggia di gusto rinascimentale, con colonne in serizzo e archi con ghiere in cotto. E’ l’unico esempio di architettura mercantile sopravvissuta all’interno del borgo.
Al civico n. 6 si trova un cortiletto con due piani a loggia di gusto rinascimentale, con colonne in serizzo e archi con ghiere in cotto. E’ l’unico esempio di architettura mercantile sopravvissuta all’interno del borgo.
Al civico n. 6 si trova un cortiletto con due piani a loggia di gusto rinascimentale, con colonne in serizzo e archi con ghiere in cotto. E’ l’unico esempio di architettura mercantile sopravvissuta all’interno del borgo.
Al civico n. 6 si trova un cortiletto con due piani a loggia di gusto rinascimentale, con colonne in serizzo e archi con ghiere in cotto. E’ l’unico esempio di architettura mercantile sopravvissuta all’interno del borgo.
Gli Abbiatensi lo conoscono come il “Palazi” e fu costruito dai nobili Capitanei di Arconate nel Cinquecento. La prima notizia risale al 1559. L’ultimo dei Capitanei morì nel 1908; attualmente è di proprietà comunale che ne ha previsto la ristrutturazione.
Gli Abbiatensi lo conoscono come il “Palazi” e fu costruito dai nobili Capitanei di Arconate nel Cinquecento. La prima notizia risale al 1559. L’ultimo dei Capitanei morì nel 1908; attualmente è di proprietà comunale che ne ha previsto la ristrutturazione.
Gli Abbiatensi lo conoscono come il “Palazi” e fu costruito dai nobili Capitanei di Arconate nel Cinquecento. La prima notizia risale al 1559. L’ultimo dei Capitanei morì nel 1908; attualmente è di proprietà comunale che ne ha previsto la ristrutturazione.
Gli Abbiatensi lo conoscono come il “Palazi” e fu costruito dai nobili Capitanei di Arconate nel Cinquecento. La prima notizia risale al 1559. L’ultimo dei Capitanei morì nel 1908; attualmente è di proprietà comunale che ne ha previsto la ristrutturazione.
La struttura è molto vasta e comprende il palazzo nobiliare, tre cortili (una nobile o di rappresentanza, uno di servizio e il terzo a rustici), un ampio giardino e un oratorio, a cui potevano accedere anche i fedeli esterni. Al piano terra si trova una sala con decorazioni paesaggistiche e soffitto a volta affrescato con soggetti mitologici, tutti di fine Settecento.
La struttura è molto vasta e comprende il palazzo nobiliare, tre cortili (una nobile o di rappresentanza, uno di servizio e il terzo a rustici), un ampio giardino e un oratorio, a cui potevano accedere anche i fedeli esterni. Al piano terra si trova una sala con decorazioni paesaggistiche e soffitto a volta affrescato con soggetti mitologici, tutti di fine Settecento.
La struttura è molto vasta e comprende il palazzo nobiliare, tre cortili (una nobile o di rappresentanza, uno di servizio e il terzo a rustici), un ampio giardino e un oratorio, a cui potevano accedere anche i fedeli esterni. Al piano terra si trova una sala con decorazioni paesaggistiche e soffitto a volta affrescato con soggetti mitologici, tutti di fine Settecento.
La struttura è molto vasta e comprende il palazzo nobiliare, tre cortili (una nobile o di rappresentanza, uno di servizio e il terzo a rustici), un ampio giardino e un oratorio, a cui potevano accedere anche i fedeli esterni. Al piano terra si trova una sala con decorazioni paesaggistiche e soffitto a volta affrescato con soggetti mitologici, tutti di fine Settecento.
Presenta un ingresso per ogni cortile lungo l’antica strada Pra Balò e due ingressi al giardino di cui uno verso sud che lo collegava al borgo attraverso un viale alberato, e uno verso ovest che lo metteva in comunicazione con la campagna circostante.
Presenta un ingresso per ogni cortile lungo l’antica strada Pra Balò e due ingressi al giardino di cui uno verso sud che lo collegava al borgo attraverso un viale alberato, e uno verso ovest che lo metteva in comunicazione con la campagna circostante.
Presenta un ingresso per ogni cortile lungo l’antica strada Pra Balò e due ingressi al giardino di cui uno verso sud che lo collegava al borgo attraverso un viale alberato, e uno verso ovest che lo metteva in comunicazione con la campagna circostante.
Presenta un ingresso per ogni cortile lungo l’antica strada Pra Balò e due ingressi al giardino di cui uno verso sud che lo collegava al borgo attraverso un viale alberato, e uno verso ovest che lo metteva in comunicazione con la campagna circostante.
Il palazzo seicentesco presenta una sobria facciata caratterizzata da una superficie bugnata al piano terreno, occupato da negozi, e da cinque aperture al piano superiore, dove al centro, sopra il portale, si apre un balcone in ferro battuto con un piccolo cortile interno e un giardino sul retro.
Il palazzo seicentesco presenta una sobria facciata caratterizzata da una superficie bugnata al piano terreno, occupato da negozi, e da cinque aperture al piano superiore, dove al centro, sopra il portale, si apre un balcone in ferro battuto con un piccolo cortile interno e un giardino sul retro.
Il palazzo seicentesco presenta una sobria facciata caratterizzata da una superficie bugnata al piano terreno, occupato da negozi, e da cinque aperture al piano superiore, dove al centro, sopra il portale, si apre un balcone in ferro battuto con un piccolo cortile interno e un giardino sul retro.
Il palazzo seicentesco presenta una sobria facciata caratterizzata da una superficie bugnata al piano terreno, occupato da negozi, e da cinque aperture al piano superiore, dove al centro, sopra il portale, si apre un balcone in ferro battuto con un piccolo cortile interno e un giardino sul retro.
Il muro di cinta del giardino è caratterizzato su via Binaghi da un’edicola sacra con "Madonna con Bambino".
Il muro di cinta del giardino è caratterizzato su via Binaghi da un’edicola sacra con "Madonna con Bambino".
Il muro di cinta del giardino è caratterizzato su via Binaghi da un’edicola sacra con "Madonna con Bambino".
Il muro di cinta del giardino è caratterizzato su via Binaghi da un’edicola sacra con "Madonna con Bambino".
I Pionnio erano proprietari di numerose cascine nell’abbiatense.
I Pionnio erano proprietari di numerose cascine nell’abbiatense.
I Pionnio erano proprietari di numerose cascine nell’abbiatense.
I Pionnio erano proprietari di numerose cascine nell’abbiatense.
Il loro palazzo, edificato tra sei e settecento, era indicato nel Catasto di Maria Teresa d'Austria come "Palazzo della Principessa" ma era chiamato popolarmente Palazziett.
Il loro palazzo, edificato tra sei e settecento, era indicato nel Catasto di Maria Teresa d'Austria come "Palazzo della Principessa" ma era chiamato popolarmente Palazziett.
Il loro palazzo, edificato tra sei e settecento, era indicato nel Catasto di Maria Teresa d'Austria come "Palazzo della Principessa" ma era chiamato popolarmente Palazziett.
Il loro palazzo, edificato tra sei e settecento, era indicato nel Catasto di Maria Teresa d'Austria come "Palazzo della Principessa" ma era chiamato popolarmente Palazziett.
Il palazzo a pianta quadrata con cortile centrale si apriva su un grande giardino, oggi andato perduto, costeggiato sul lato destro da un porticato di colonne di pietra.
Il palazzo a pianta quadrata con cortile centrale si apriva su un grande giardino, oggi andato perduto, costeggiato sul lato destro da un porticato di colonne di pietra.
Il palazzo a pianta quadrata con cortile centrale si apriva su un grande giardino, oggi andato perduto, costeggiato sul lato destro da un porticato di colonne di pietra.
Il palazzo a pianta quadrata con cortile centrale si apriva su un grande giardino, oggi andato perduto, costeggiato sul lato destro da un porticato di colonne di pietra.
La particolarità del palazzo è un affresco che si trova proprio sotto un balconcino in facciata.
La particolarità del palazzo è un affresco che si trova proprio sotto un balconcino in facciata.
La particolarità del palazzo è un affresco che si trova proprio sotto un balconcino in facciata.
La particolarità del palazzo è un affresco che si trova proprio sotto un balconcino in facciata.
In una sala a piano terreno si conserva un grande camino in pietra con un elaborato stemma con l'aquila imperiale.
In una sala a piano terreno si conserva un grande camino in pietra con un elaborato stemma con l'aquila imperiale.
In una sala a piano terreno si conserva un grande camino in pietra con un elaborato stemma con l'aquila imperiale.
In una sala a piano terreno si conserva un grande camino in pietra con un elaborato stemma con l'aquila imperiale.
Si tratta di un palazzo a due piani con ampio cortile.
Si tratta di un palazzo a due piani con ampio cortile.
Si tratta di un palazzo a due piani con ampio cortile.
Si tratta di un palazzo a due piani con ampio cortile.
Presenta un secondo cortile a ovest che confina con la Fossa verso la quale in palazzo presentava una seconda entrata ancora esistente come accesso al parco comunale della Fossa.
Presenta un secondo cortile a ovest che confina con la Fossa verso la quale in palazzo presentava una seconda entrata ancora esistente come accesso al parco comunale della Fossa.
Presenta un secondo cortile a ovest che confina con la Fossa verso la quale in palazzo presentava una seconda entrata ancora esistente come accesso al parco comunale della Fossa.
Presenta un secondo cortile a ovest che confina con la Fossa verso la quale in palazzo presentava una seconda entrata ancora esistente come accesso al parco comunale della Fossa.
Palazzo Confalonieri è una costruzione Seicentesca a due piani con forma a U e con un porticato su cortile che è stato chiuso da vetrate.
Palazzo Confalonieri è una costruzione Seicentesca a due piani con forma a U e con un porticato su cortile che è stato chiuso da vetrate.
Palazzo Confalonieri è una costruzione Seicentesca a due piani con forma a U e con un porticato su cortile che è stato chiuso da vetrate.
Palazzo Confalonieri è una costruzione Seicentesca a due piani con forma a U e con un porticato su cortile che è stato chiuso da vetrate.
Attualmente è di proprietà delle Suore della Riparazione “Casa del Rosario”.
Attualmente è di proprietà delle Suore della Riparazione “Casa del Rosario”.
Attualmente è di proprietà delle Suore della Riparazione “Casa del Rosario”.
Attualmente è di proprietà delle Suore della Riparazione “Casa del Rosario”.
Palazzo Stampa è nato dall'ampliamento quattrocentesco di una torre di avvistamento trecentesca edificata, in località Castelletto, in posizione strategica proprio nel punto nodale in cui il Naviglio Grande piega verso Milano.
Palazzo Stampa è nato dall'ampliamento quattrocentesco di una torre di avvistamento trecentesca edificata, in località Castelletto, in posizione strategica proprio nel punto nodale in cui il Naviglio Grande piega verso Milano.
Palazzo Stampa è nato dall'ampliamento quattrocentesco di una torre di avvistamento trecentesca edificata, in località Castelletto, in posizione strategica proprio nel punto nodale in cui il Naviglio Grande piega verso Milano.
Palazzo Stampa è nato dall'ampliamento quattrocentesco di una torre di avvistamento trecentesca edificata, in località Castelletto, in posizione strategica proprio nel punto nodale in cui il Naviglio Grande piega verso Milano.
Il palazzo dovrebbe più propriamente essere chiamato palazzo Cittadini, famiglia che fu proprietaria di numerosi possedimenti nella zona dal 15° secolo fino al 1800 quando fu venduto a Giuliano Baronio, marito di donna Costanza Visconti (discendente della nota dinastia) la cui figlia Laura avrebbe poi sposato Gaspare Stampa, patriota che ospitò ad Abbiategrasso Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi negli incontri segreti per l’unità d’Italia.
Il palazzo dovrebbe più propriamente essere chiamato palazzo Cittadini, famiglia che fu proprietaria di numerosi possedimenti nella zona dal 15° secolo fino al 1800 quando fu venduto a Giuliano Baronio, marito di donna Costanza Visconti (discendente della nota dinastia) la cui figlia Laura avrebbe poi sposato Gaspare Stampa, patriota che ospitò ad Abbiategrasso Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi negli incontri segreti per l’unità d’Italia.
Il palazzo dovrebbe più propriamente essere chiamato palazzo Cittadini, famiglia che fu proprietaria di numerosi possedimenti nella zona dal 15° secolo fino al 1800 quando fu venduto a Giuliano Baronio, marito di donna Costanza Visconti (discendente della nota dinastia) la cui figlia Laura avrebbe poi sposato Gaspare Stampa, patriota che ospitò ad Abbiategrasso Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi negli incontri segreti per l’unità d’Italia.
Il palazzo dovrebbe più propriamente essere chiamato palazzo Cittadini, famiglia che fu proprietaria di numerosi possedimenti nella zona dal 15° secolo fino al 1800 quando fu venduto a Giuliano Baronio, marito di donna Costanza Visconti (discendente della nota dinastia) la cui figlia Laura avrebbe poi sposato Gaspare Stampa, patriota che ospitò ad Abbiategrasso Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi negli incontri segreti per l’unità d’Italia.
Il palazzo ha subito poi numerose trasformazioni, fino a trovarsi in uno stato di totale abbandono, perdurato fino ai restauri che si sono conclusi solo di recente.
Il palazzo ha subito poi numerose trasformazioni, fino a trovarsi in uno stato di totale abbandono, perdurato fino ai restauri che si sono conclusi solo di recente.
Il palazzo ha subito poi numerose trasformazioni, fino a trovarsi in uno stato di totale abbandono, perdurato fino ai restauri che si sono conclusi solo di recente.
Il palazzo ha subito poi numerose trasformazioni, fino a trovarsi in uno stato di totale abbandono, perdurato fino ai restauri che si sono conclusi solo di recente.
L’edificio è posto sull’ormai scomparso ramo morto del Naviglio che giungeva fino a Porta Milano, ai piedi del Castello Visconteo.
L’edificio è posto sull’ormai scomparso ramo morto del Naviglio che giungeva fino a Porta Milano, ai piedi del Castello Visconteo.
L’edificio è posto sull’ormai scomparso ramo morto del Naviglio che giungeva fino a Porta Milano, ai piedi del Castello Visconteo.
L’edificio è posto sull’ormai scomparso ramo morto del Naviglio che giungeva fino a Porta Milano, ai piedi del Castello Visconteo.
Pur non essendo residenza da nobile, ne aveva i caratteri essendo destinata, oltre che a dimora del guardiano, ad ospitare il Commissariato, il Questore delle Acque e le altre autorità preposte all’ispezione del canale.
Pur non essendo residenza da nobile, ne aveva i caratteri essendo destinata, oltre che a dimora del guardiano, ad ospitare il Commissariato, il Questore delle Acque e le altre autorità preposte all’ispezione del canale.
Pur non essendo residenza da nobile, ne aveva i caratteri essendo destinata, oltre che a dimora del guardiano, ad ospitare il Commissariato, il Questore delle Acque e le altre autorità preposte all’ispezione del canale.
Pur non essendo residenza da nobile, ne aveva i caratteri essendo destinata, oltre che a dimora del guardiano, ad ospitare il Commissariato, il Questore delle Acque e le altre autorità preposte all’ispezione del canale.
La casa ha una pianta a “Z” asimmetrica, con caratteristiche nobiliari. Vi si accedeva da un portone posto sulla Ripa Naviglio passando sotto un arco dalle elaborate decorazioni che permetteva di accedere ad un ampio cortile con al centro un pozzo. Di fronte al portone d’ingresso una passerella in legno collegava la struttura alla piazza della chiesa di Sant’Antonio Abate.
La casa ha una pianta a “Z” asimmetrica, con caratteristiche nobiliari. Vi si accedeva da un portone posto sulla Ripa Naviglio passando sotto un arco dalle elaborate decorazioni che permetteva di accedere ad un ampio cortile con al centro un pozzo. Di fronte al portone d’ingresso una passerella in legno collegava la struttura alla piazza della chiesa di Sant’Antonio Abate.
La casa ha una pianta a “Z” asimmetrica, con caratteristiche nobiliari. Vi si accedeva da un portone posto sulla Ripa Naviglio passando sotto un arco dalle elaborate decorazioni che permetteva di accedere ad un ampio cortile con al centro un pozzo. Di fronte al portone d’ingresso una passerella in legno collegava la struttura alla piazza della chiesa di Sant’Antonio Abate.
La casa ha una pianta a “Z” asimmetrica, con caratteristiche nobiliari. Vi si accedeva da un portone posto sulla Ripa Naviglio passando sotto un arco dalle elaborate decorazioni che permetteva di accedere ad un ampio cortile con al centro un pozzo. Di fronte al portone d’ingresso una passerella in legno collegava la struttura alla piazza della chiesa di Sant’Antonio Abate.
Si può dedurre che in località Castelletto vigeva un’atmosfera da porto, ricca di merci, barconi, mercanti e lavoratori, accentuata poi dalla presenza della darsena allora sita dove ora c'è Via Matteotti.
Si può dedurre che in località Castelletto vigeva un’atmosfera da porto, ricca di merci, barconi, mercanti e lavoratori, accentuata poi dalla presenza della darsena allora sita dove ora c'è Via Matteotti.
Si può dedurre che in località Castelletto vigeva un’atmosfera da porto, ricca di merci, barconi, mercanti e lavoratori, accentuata poi dalla presenza della darsena allora sita dove ora c'è Via Matteotti.
Si può dedurre che in località Castelletto vigeva un’atmosfera da porto, ricca di merci, barconi, mercanti e lavoratori, accentuata poi dalla presenza della darsena allora sita dove ora c'è Via Matteotti.
La casa a tutt’oggi si presenta in uno stato di avanzato degrado. L’Amministrazione Comunale con l’ultimo Accordo di Programma ha già recupero i fondi per dare avvio ai lavori di restauro del manufatto.
La casa a tutt’oggi si presenta in uno stato di avanzato degrado. L’Amministrazione Comunale con l’ultimo Accordo di Programma ha già recupero i fondi per dare avvio ai lavori di restauro del manufatto.
La casa a tutt’oggi si presenta in uno stato di avanzato degrado. L’Amministrazione Comunale con l’ultimo Accordo di Programma ha già recupero i fondi per dare avvio ai lavori di restauro del manufatto.
La casa a tutt’oggi si presenta in uno stato di avanzato degrado. L’Amministrazione Comunale con l’ultimo Accordo di Programma ha già recupero i fondi per dare avvio ai lavori di restauro del manufatto.
La chiesa ha origini antiche tanto che in un documento del 1610 si può leggere: “La chiesa (fu) costruita dai suoi antichi già oltre cinquecento anni passati sotto il titolo del glorioso Abate Confessore Antonio Santo”. La chiesa conserva ancora oggi tra i suoi tesori una berretta appartenuta al santo.
La chiesa ha origini antiche tanto che in un documento del 1610 si può leggere: “La chiesa (fu) costruita dai suoi antichi già oltre cinquecento anni passati sotto il titolo del glorioso Abate Confessore Antonio Santo”. La chiesa conserva ancora oggi tra i suoi tesori una berretta appartenuta al santo.
La chiesa ha origini antiche tanto che in un documento del 1610 si può leggere: “La chiesa (fu) costruita dai suoi antichi già oltre cinquecento anni passati sotto il titolo del glorioso Abate Confessore Antonio Santo”. La chiesa conserva ancora oggi tra i suoi tesori una berretta appartenuta al santo.
La chiesa ha origini antiche tanto che in un documento del 1610 si può leggere: “La chiesa (fu) costruita dai suoi antichi già oltre cinquecento anni passati sotto il titolo del glorioso Abate Confessore Antonio Santo”. La chiesa conserva ancora oggi tra i suoi tesori una berretta appartenuta al santo.
Di grande importanza è stata la visita pastorale alla parrocchia fatta nel 1604 dal Cardinale Federico Borromeo: notata la situazione precaria della struttura, concesse di far abbattere l’antico oratorio e di usare il ricavato per la costruzione di una chiesa nuova con la stessa dedicazione.
Di grande importanza è stata la visita pastorale alla parrocchia fatta nel 1604 dal Cardinale Federico Borromeo: notata la situazione precaria della struttura, concesse di far abbattere l’antico oratorio e di usare il ricavato per la costruzione di una chiesa nuova con la stessa dedicazione.
Di grande importanza è stata la visita pastorale alla parrocchia fatta nel 1604 dal Cardinale Federico Borromeo: notata la situazione precaria della struttura, concesse di far abbattere l’antico oratorio e di usare il ricavato per la costruzione di una chiesa nuova con la stessa dedicazione.
Di grande importanza è stata la visita pastorale alla parrocchia fatta nel 1604 dal Cardinale Federico Borromeo: notata la situazione precaria della struttura, concesse di far abbattere l’antico oratorio e di usare il ricavato per la costruzione di una chiesa nuova con la stessa dedicazione.
La costruzione avvenne tra il 1610 e il 1616; il portico antistante la facciata e il campanile saranno aggiunti negli anni successivi.
La costruzione avvenne tra il 1610 e il 1616; il portico antistante la facciata e il campanile saranno aggiunti negli anni successivi.
La costruzione avvenne tra il 1610 e il 1616; il portico antistante la facciata e il campanile saranno aggiunti negli anni successivi.
La costruzione avvenne tra il 1610 e il 1616; il portico antistante la facciata e il campanile saranno aggiunti negli anni successivi.
Al suo interno è custodita statua in marmo, considerata miracolosa, raffigurante la Beata vergine col Bambino di fattura trecentesca che originariamente si trovava presso l'oratorio di Santa Maria del Campo.
Al suo interno è custodita statua in marmo, considerata miracolosa, raffigurante la Beata vergine col Bambino di fattura trecentesca che originariamente si trovava presso l'oratorio di Santa Maria del Campo.
Al suo interno è custodita statua in marmo, considerata miracolosa, raffigurante la Beata vergine col Bambino di fattura trecentesca che originariamente si trovava presso l'oratorio di Santa Maria del Campo.
Al suo interno è custodita statua in marmo, considerata miracolosa, raffigurante la Beata vergine col Bambino di fattura trecentesca che originariamente si trovava presso l'oratorio di Santa Maria del Campo.
L’organo che si può vedere oggi risale al 1830 ed è opera di Pietro Pandolci che l’ha realizzato con dimensioni maggiori rispetto al precedente.
L’organo che si può vedere oggi risale al 1830 ed è opera di Pietro Pandolci che l’ha realizzato con dimensioni maggiori rispetto al precedente.
L’organo che si può vedere oggi risale al 1830 ed è opera di Pietro Pandolci che l’ha realizzato con dimensioni maggiori rispetto al precedente.
L’organo che si può vedere oggi risale al 1830 ed è opera di Pietro Pandolci che l’ha realizzato con dimensioni maggiori rispetto al precedente.
Tra le varie opere che adornano l’interno della chiesa, oltre alla statua trecentesca già citata, si possono ammirare una bella statua raffigurante Sant’Antonio eseguita nel 1839 dallo scultore Carlo Romani e una tela raffigurante la Madonna Assunta del Procaccini, la quale è una replica della tela conservata nella chiesa di Sant’Alessandro a Milano nella cappella della famiglia Cittadini, già proprietari del Palazzo Cittadini, poi Stampa, nel borgo di Castelletto.
Tra le varie opere che adornano l’interno della chiesa, oltre alla statua trecentesca già citata, si possono ammirare una bella statua raffigurante Sant’Antonio eseguita nel 1839 dallo scultore Carlo Romani e una tela raffigurante la Madonna Assunta del Procaccini, la quale è una replica della tela conservata nella chiesa di Sant’Alessandro a Milano nella cappella della famiglia Cittadini, già proprietari del Palazzo Cittadini, poi Stampa, nel borgo di Castelletto.
Tra le varie opere che adornano l’interno della chiesa, oltre alla statua trecentesca già citata, si possono ammirare una bella statua raffigurante Sant’Antonio eseguita nel 1839 dallo scultore Carlo Romani e una tela raffigurante la Madonna Assunta del Procaccini, la quale è una replica della tela conservata nella chiesa di Sant’Alessandro a Milano nella cappella della famiglia Cittadini, già proprietari del Palazzo Cittadini, poi Stampa, nel borgo di Castelletto.
Tra le varie opere che adornano l’interno della chiesa, oltre alla statua trecentesca già citata, si possono ammirare una bella statua raffigurante Sant’Antonio eseguita nel 1839 dallo scultore Carlo Romani e una tela raffigurante la Madonna Assunta del Procaccini, la quale è una replica della tela conservata nella chiesa di Sant’Alessandro a Milano nella cappella della famiglia Cittadini, già proprietari del Palazzo Cittadini, poi Stampa, nel borgo di Castelletto.
Vero motore dello sviluppo abbiatense, il Naviglio è un canale artificiale scavato per scopi difensivi nel 1177, reso poi navigabile ed utilizzato per il trasporto di materiali e per l'irrigazione dei campi.
Vero motore dello sviluppo abbiatense, il Naviglio è un canale artificiale scavato per scopi difensivi nel 1177, reso poi navigabile ed utilizzato per il trasporto di materiali e per l'irrigazione dei campi.
Vero motore dello sviluppo abbiatense, il Naviglio è un canale artificiale scavato per scopi difensivi nel 1177, reso poi navigabile ed utilizzato per il trasporto di materiali e per l'irrigazione dei campi.
Vero motore dello sviluppo abbiatense, il Naviglio è un canale artificiale scavato per scopi difensivi nel 1177, reso poi navigabile ed utilizzato per il trasporto di materiali e per l'irrigazione dei campi.
Nel 1438 Filippo Maria Visconti fa scavare, partendo dal Naviglio Grande in località Castelletto di Abbiategrasso, il Naviglio di Bereguardo e il Naviglio di Abbiategrasso che scorreva, fino agli anni 60 del secolo scorso, lungo l'attuale Via Mazzini fino ai piedi del Castello Visconteo.
Nel 1438 Filippo Maria Visconti fa scavare, partendo dal Naviglio Grande in località Castelletto di Abbiategrasso, il Naviglio di Bereguardo e il Naviglio di Abbiategrasso che scorreva, fino agli anni 60 del secolo scorso, lungo l'attuale Via Mazzini fino ai piedi del Castello Visconteo.
Nel 1438 Filippo Maria Visconti fa scavare, partendo dal Naviglio Grande in località Castelletto di Abbiategrasso, il Naviglio di Bereguardo e il Naviglio di Abbiategrasso che scorreva, fino agli anni 60 del secolo scorso, lungo l'attuale Via Mazzini fino ai piedi del Castello Visconteo.
Nel 1438 Filippo Maria Visconti fa scavare, partendo dal Naviglio Grande in località Castelletto di Abbiategrasso, il Naviglio di Bereguardo e il Naviglio di Abbiategrasso che scorreva, fino agli anni 60 del secolo scorso, lungo l'attuale Via Mazzini fino ai piedi del Castello Visconteo.
Nel 1877 venne indetta una sottoscrizione pubblica per costruire un monumento a Garibaldi, affidato allo scultore Bassiano Danielli.
Nel 1877 venne indetta una sottoscrizione pubblica per costruire un monumento a Garibaldi, affidato allo scultore Bassiano Danielli.
Nel 1877 venne indetta una sottoscrizione pubblica per costruire un monumento a Garibaldi, affidato allo scultore Bassiano Danielli.
Nel 1877 venne indetta una sottoscrizione pubblica per costruire un monumento a Garibaldi, affidato allo scultore Bassiano Danielli.
Il monumento fu inaugurato dieci anni dopo e in quest’occasione si creò una frattura all’interno della Banda Filarmonica che si rifiutò di suonare per l’occasione.
Il monumento fu inaugurato dieci anni dopo e in quest’occasione si creò una frattura all’interno della Banda Filarmonica che si rifiutò di suonare per l’occasione.
Il monumento fu inaugurato dieci anni dopo e in quest’occasione si creò una frattura all’interno della Banda Filarmonica che si rifiutò di suonare per l’occasione.
Il monumento fu inaugurato dieci anni dopo e in quest’occasione si creò una frattura all’interno della Banda Filarmonica che si rifiutò di suonare per l’occasione.
I componenti contrari alla decisione fondarono un’altra banda nel 1888: la Banda Garibaldi.
I componenti contrari alla decisione fondarono un’altra banda nel 1888: la Banda Garibaldi.
I componenti contrari alla decisione fondarono un’altra banda nel 1888: la Banda Garibaldi.
I componenti contrari alla decisione fondarono un’altra banda nel 1888: la Banda Garibaldi.
Questo palazzo originariamente era del Conte Francesco Corio Visconti che, alla sua morte, lasciò tutto il suo patrimonio al Monte di Pietà di Abbiategrasso che decise di dividere in due parti il palazzo per venderlo.
Questo palazzo originariamente era del Conte Francesco Corio Visconti che, alla sua morte, lasciò tutto il suo patrimonio al Monte di Pietà di Abbiategrasso che decise di dividere in due parti il palazzo per venderlo.
Questo palazzo originariamente era del Conte Francesco Corio Visconti che, alla sua morte, lasciò tutto il suo patrimonio al Monte di Pietà di Abbiategrasso che decise di dividere in due parti il palazzo per venderlo.
Questo palazzo originariamente era del Conte Francesco Corio Visconti che, alla sua morte, lasciò tutto il suo patrimonio al Monte di Pietà di Abbiategrasso che decise di dividere in due parti il palazzo per venderlo.
Antonio Sacchei, che era amministratore del Conte, acquistò entrambe la parti, anche se in due momenti diversi, per ricavarvi il suo palazzo.
Antonio Sacchei, che era amministratore del Conte, acquistò entrambe la parti, anche se in due momenti diversi, per ricavarvi il suo palazzo.
Antonio Sacchei, che era amministratore del Conte, acquistò entrambe la parti, anche se in due momenti diversi, per ricavarvi il suo palazzo.
Antonio Sacchei, che era amministratore del Conte, acquistò entrambe la parti, anche se in due momenti diversi, per ricavarvi il suo palazzo.
Dipinti, argenti e mobili originali furono venduti e il ricavato fu dato in beneficenza; camini e porte sono andati perduti nel degrado seguito alla messa in affitto dell’immobile.
Dipinti, argenti e mobili originali furono venduti e il ricavato fu dato in beneficenza; camini e porte sono andati perduti nel degrado seguito alla messa in affitto dell’immobile.
Dipinti, argenti e mobili originali furono venduti e il ricavato fu dato in beneficenza; camini e porte sono andati perduti nel degrado seguito alla messa in affitto dell’immobile.
Dipinti, argenti e mobili originali furono venduti e il ricavato fu dato in beneficenza; camini e porte sono andati perduti nel degrado seguito alla messa in affitto dell’immobile.
Il palazzo iniziale aveva una forma a “C” come si vede dal catasto del 1722, ed era aperto su un grande giardino. Il palazzo che vediamo oggi invece è di forma quadrata con due cortili, senza il giardino e con una facciata a tre piani, il cui piano terra ospita dei negozi, uno di questi è inserito nel vecchio oratorio di San Rocchino.
Il palazzo iniziale aveva una forma a “C” come si vede dal catasto del 1722, ed era aperto su un grande giardino. Il palazzo che vediamo oggi invece è di forma quadrata con due cortili, senza il giardino e con una facciata a tre piani, il cui piano terra ospita dei negozi, uno di questi è inserito nel vecchio oratorio di San Rocchino.
Il palazzo iniziale aveva una forma a “C” come si vede dal catasto del 1722, ed era aperto su un grande giardino. Il palazzo che vediamo oggi invece è di forma quadrata con due cortili, senza il giardino e con una facciata a tre piani, il cui piano terra ospita dei negozi, uno di questi è inserito nel vecchio oratorio di San Rocchino.
Il palazzo iniziale aveva una forma a “C” come si vede dal catasto del 1722, ed era aperto su un grande giardino. Il palazzo che vediamo oggi invece è di forma quadrata con due cortili, senza il giardino e con una facciata a tre piani, il cui piano terra ospita dei negozi, uno di questi è inserito nel vecchio oratorio di San Rocchino.
Al primo piano (il piano nobile) si possono notare delle belle finestre con cornice aggettante in malta e cappello con falda inclinata molto pesante. Al centro movimenta la facciata una porta finestra con cornice aggettante in malta con timpano ricurvo e decorato abbinato ad un bel balconcino in ferro battuto. Notevoli sono anche le quattro finestre con persiane rosse dipinte che in questo modo completano e riempiono la facciata.
Al primo piano (il piano nobile) si possono notare delle belle finestre con cornice aggettante in malta e cappello con falda inclinata molto pesante. Al centro movimenta la facciata una porta finestra con cornice aggettante in malta con timpano ricurvo e decorato abbinato ad un bel balconcino in ferro battuto. Notevoli sono anche le quattro finestre con persiane rosse dipinte che in questo modo completano e riempiono la facciata.
Al primo piano (il piano nobile) si possono notare delle belle finestre con cornice aggettante in malta e cappello con falda inclinata molto pesante. Al centro movimenta la facciata una porta finestra con cornice aggettante in malta con timpano ricurvo e decorato abbinato ad un bel balconcino in ferro battuto. Notevoli sono anche le quattro finestre con persiane rosse dipinte che in questo modo completano e riempiono la facciata.
Al primo piano (il piano nobile) si possono notare delle belle finestre con cornice aggettante in malta e cappello con falda inclinata molto pesante. Al centro movimenta la facciata una porta finestra con cornice aggettante in malta con timpano ricurvo e decorato abbinato ad un bel balconcino in ferro battuto. Notevoli sono anche le quattro finestre con persiane rosse dipinte che in questo modo completano e riempiono la facciata.
L’Oratorio di San Rocchinovenne costruito a ricordo della peste del 1507.
L’Oratorio di San Rocchinovenne costruito a ricordo della peste del 1507.
L’Oratorio di San Rocchinovenne costruito a ricordo della peste del 1507.
L’Oratorio di San Rocchinovenne costruito a ricordo della peste del 1507.
Inizialmente si presentava tutto affrescato e con un piccolo portico antistante la porta d’entrata, che è quella oggi utilizzata a vetrina dal negozio. Tale entrata si presenta oggi incorniciata da stipiti in pietra e sovrastata da un occhio decorato con una voluta.
Inizialmente si presentava tutto affrescato e con un piccolo portico antistante la porta d’entrata, che è quella oggi utilizzata a vetrina dal negozio. Tale entrata si presenta oggi incorniciata da stipiti in pietra e sovrastata da un occhio decorato con una voluta.
Inizialmente si presentava tutto affrescato e con un piccolo portico antistante la porta d’entrata, che è quella oggi utilizzata a vetrina dal negozio. Tale entrata si presenta oggi incorniciata da stipiti in pietra e sovrastata da un occhio decorato con una voluta.
Inizialmente si presentava tutto affrescato e con un piccolo portico antistante la porta d’entrata, che è quella oggi utilizzata a vetrina dal negozio. Tale entrata si presenta oggi incorniciata da stipiti in pietra e sovrastata da un occhio decorato con una voluta.
La facciata dell’oratorio, che ne indica anche la grandezza originaria, è ancora riconoscibile grazie alle due lesene ai lati e al cornicione con motivo a tetto.
La facciata dell’oratorio, che ne indica anche la grandezza originaria, è ancora riconoscibile grazie alle due lesene ai lati e al cornicione con motivo a tetto.
La facciata dell’oratorio, che ne indica anche la grandezza originaria, è ancora riconoscibile grazie alle due lesene ai lati e al cornicione con motivo a tetto.
La facciata dell’oratorio, che ne indica anche la grandezza originaria, è ancora riconoscibile grazie alle due lesene ai lati e al cornicione con motivo a tetto.
Nel 1630 il piccolo edificio fu restaurato, ma solo sei anni più tardi, ormai abbandonato, fu tolta la pietra sacra dall’altare e abolito il permesso di celebrare messe.
Nel 1630 il piccolo edificio fu restaurato, ma solo sei anni più tardi, ormai abbandonato, fu tolta la pietra sacra dall’altare e abolito il permesso di celebrare messe.
Nel 1630 il piccolo edificio fu restaurato, ma solo sei anni più tardi, ormai abbandonato, fu tolta la pietra sacra dall’altare e abolito il permesso di celebrare messe.
Nel 1630 il piccolo edificio fu restaurato, ma solo sei anni più tardi, ormai abbandonato, fu tolta la pietra sacra dall’altare e abolito il permesso di celebrare messe.
Al termine dell’epidemia di peste del 1630 la popolazione decise di costruire, con donazioni e prestiti senza interessi da parte dei fedeli, una chiesa dedicata ai Santi Rocco e Anna.
Al termine dell’epidemia di peste del 1630 la popolazione decise di costruire, con donazioni e prestiti senza interessi da parte dei fedeli, una chiesa dedicata ai Santi Rocco e Anna.
Al termine dell’epidemia di peste del 1630 la popolazione decise di costruire, con donazioni e prestiti senza interessi da parte dei fedeli, una chiesa dedicata ai Santi Rocco e Anna.
Al termine dell’epidemia di peste del 1630 la popolazione decise di costruire, con donazioni e prestiti senza interessi da parte dei fedeli, una chiesa dedicata ai Santi Rocco e Anna.
Il prestito più importante fu la cessione effettuata da Pietro Brambilla il 10 Ottobre 1630 che cedeva una sua casa sulla Ripa Naviglio posta nel punto in cui iniziava il ramo del Naviglio di Bereguardo: questa casa venne demolita e al suo posto venne eretta la chiesa di San Rocco.
Il prestito più importante fu la cessione effettuata da Pietro Brambilla il 10 Ottobre 1630 che cedeva una sua casa sulla Ripa Naviglio posta nel punto in cui iniziava il ramo del Naviglio di Bereguardo: questa casa venne demolita e al suo posto venne eretta la chiesa di San Rocco.
Il prestito più importante fu la cessione effettuata da Pietro Brambilla il 10 Ottobre 1630 che cedeva una sua casa sulla Ripa Naviglio posta nel punto in cui iniziava il ramo del Naviglio di Bereguardo: questa casa venne demolita e al suo posto venne eretta la chiesa di San Rocco.
Il prestito più importante fu la cessione effettuata da Pietro Brambilla il 10 Ottobre 1630 che cedeva una sua casa sulla Ripa Naviglio posta nel punto in cui iniziava il ramo del Naviglio di Bereguardo: questa casa venne demolita e al suo posto venne eretta la chiesa di San Rocco.
I lavori di costruzione incominciarono nel 1632 e terminarono nel 1636.
I lavori di costruzione incominciarono nel 1632 e terminarono nel 1636.
I lavori di costruzione incominciarono nel 1632 e terminarono nel 1636.
I lavori di costruzione incominciarono nel 1632 e terminarono nel 1636.
La costruzione, con l'altare posto a nord e l'ingresso a sud, si presenta con interni e facciata molto semplici in mattoni a vista, con un piccolo campanile a vela con una sola campana e un piccolo sagrato antistante. L’altare è di fattura settecentesca, riccamente intarsiato.
La costruzione, con l'altare posto a nord e l'ingresso a sud, si presenta con interni e facciata molto semplici in mattoni a vista, con un piccolo campanile a vela con una sola campana e un piccolo sagrato antistante. L’altare è di fattura settecentesca, riccamente intarsiato.
La costruzione, con l'altare posto a nord e l'ingresso a sud, si presenta con interni e facciata molto semplici in mattoni a vista, con un piccolo campanile a vela con una sola campana e un piccolo sagrato antistante. L’altare è di fattura settecentesca, riccamente intarsiato.
La costruzione, con l'altare posto a nord e l'ingresso a sud, si presenta con interni e facciata molto semplici in mattoni a vista, con un piccolo campanile a vela con una sola campana e un piccolo sagrato antistante. L’altare è di fattura settecentesca, riccamente intarsiato.
La volta presbiteriale è decorata con quattro grandi ovali rappresentanti i quattro evangelisti il cui disegno risale al 1925, opera di Elia Raffaello.
La volta presbiteriale è decorata con quattro grandi ovali rappresentanti i quattro evangelisti il cui disegno risale al 1925, opera di Elia Raffaello.
La volta presbiteriale è decorata con quattro grandi ovali rappresentanti i quattro evangelisti il cui disegno risale al 1925, opera di Elia Raffaello.
La volta presbiteriale è decorata con quattro grandi ovali rappresentanti i quattro evangelisti il cui disegno risale al 1925, opera di Elia Raffaello.
Grazie ai restauri eseguiti negli ultimi anni si è potuta riportare alla luce la decorazione di fine XVII secolo della chiesa con i suoi colori vivaci, la pittura a finto marmo, le delicate ghirlande floreali dipinte delle finte colonne della navata e nella parte alta dell’abside.
Grazie ai restauri eseguiti negli ultimi anni si è potuta riportare alla luce la decorazione di fine XVII secolo della chiesa con i suoi colori vivaci, la pittura a finto marmo, le delicate ghirlande floreali dipinte delle finte colonne della navata e nella parte alta dell’abside.
Grazie ai restauri eseguiti negli ultimi anni si è potuta riportare alla luce la decorazione di fine XVII secolo della chiesa con i suoi colori vivaci, la pittura a finto marmo, le delicate ghirlande floreali dipinte delle finte colonne della navata e nella parte alta dell’abside.
Grazie ai restauri eseguiti negli ultimi anni si è potuta riportare alla luce la decorazione di fine XVII secolo della chiesa con i suoi colori vivaci, la pittura a finto marmo, le delicate ghirlande floreali dipinte delle finte colonne della navata e nella parte alta dell’abside.
Sulla contro facciata, sopra la porta d’ingresso, all’interno della chiesa, fa bella mostra di sé un piccolo organo del XVII secolo.
Sulla contro facciata, sopra la porta d’ingresso, all’interno della chiesa, fa bella mostra di sé un piccolo organo del XVII secolo.
Sulla contro facciata, sopra la porta d’ingresso, all’interno della chiesa, fa bella mostra di sé un piccolo organo del XVII secolo.
Sulla contro facciata, sopra la porta d’ingresso, all’interno della chiesa, fa bella mostra di sé un piccolo organo del XVII secolo.
La famiglia Citterio si trasferì a Milano alla fine del Cinquecento e nel 1732 ottenne da Carlo VI il titolo di Marchesi di Bollate. Le loro tracce in Abbiategrasso non sono limitate al palazzo e alle proprietà in quanto furono molte le opere di carità che attuarono, soprattutto nelle campagne e nelle chiese.
La famiglia Citterio si trasferì a Milano alla fine del Cinquecento e nel 1732 ottenne da Carlo VI il titolo di Marchesi di Bollate. Le loro tracce in Abbiategrasso non sono limitate al palazzo e alle proprietà in quanto furono molte le opere di carità che attuarono, soprattutto nelle campagne e nelle chiese.
La famiglia Citterio si trasferì a Milano alla fine del Cinquecento e nel 1732 ottenne da Carlo VI il titolo di Marchesi di Bollate. Le loro tracce in Abbiategrasso non sono limitate al palazzo e alle proprietà in quanto furono molte le opere di carità che attuarono, soprattutto nelle campagne e nelle chiese.
La famiglia Citterio si trasferì a Milano alla fine del Cinquecento e nel 1732 ottenne da Carlo VI il titolo di Marchesi di Bollate. Le loro tracce in Abbiategrasso non sono limitate al palazzo e alle proprietà in quanto furono molte le opere di carità che attuarono, soprattutto nelle campagne e nelle chiese.
Il palazzo e l’immenso giardino, passarono poi alla famiglia Sala e di seguito alla famiglia Cocini: fu quest’ultima a volere il frazionamento del giardino e la vendita dei rustici per permettere la costruzione di palazzine moderne. Il palazzo è da considerare, tra tutte le residenze abbiatensi sorte a cavallo tra i secoli XVII e XVIII, l’unico esempio di complesso omogeneo nel quale si è riusciti a raggiungere un risultato finale dal notevole effetto scenografico.
Il palazzo e l’immenso giardino, passarono poi alla famiglia Sala e di seguito alla famiglia Cocini: fu quest’ultima a volere il frazionamento del giardino e la vendita dei rustici per permettere la costruzione di palazzine moderne. Il palazzo è da considerare, tra tutte le residenze abbiatensi sorte a cavallo tra i secoli XVII e XVIII, l’unico esempio di complesso omogeneo nel quale si è riusciti a raggiungere un risultato finale dal notevole effetto scenografico.
Il palazzo e l’immenso giardino, passarono poi alla famiglia Sala e di seguito alla famiglia Cocini: fu quest’ultima a volere il frazionamento del giardino e la vendita dei rustici per permettere la costruzione di palazzine moderne. Il palazzo è da considerare, tra tutte le residenze abbiatensi sorte a cavallo tra i secoli XVII e XVIII, l’unico esempio di complesso omogeneo nel quale si è riusciti a raggiungere un risultato finale dal notevole effetto scenografico.
Il palazzo e l’immenso giardino, passarono poi alla famiglia Sala e di seguito alla famiglia Cocini: fu quest’ultima a volere il frazionamento del giardino e la vendita dei rustici per permettere la costruzione di palazzine moderne. Il palazzo è da considerare, tra tutte le residenze abbiatensi sorte a cavallo tra i secoli XVII e XVIII, l’unico esempio di complesso omogeneo nel quale si è riusciti a raggiungere un risultato finale dal notevole effetto scenografico.
Ai lati del corpo nobile del palazzo esistevano due avancorpi destinati a rustici nei quali erano inserite le stalle e gli ambienti di servizio. Nel secolo scorso queste parti sono state demolite per permettere la costruzione della Chiesa del Sacro Cuore che oggi occupa il corpo nobile come oratorio e la parte di giardino rimasta come campo da calcio.
Ai lati del corpo nobile del palazzo esistevano due avancorpi destinati a rustici nei quali erano inserite le stalle e gli ambienti di servizio. Nel secolo scorso queste parti sono state demolite per permettere la costruzione della Chiesa del Sacro Cuore che oggi occupa il corpo nobile come oratorio e la parte di giardino rimasta come campo da calcio.
Ai lati del corpo nobile del palazzo esistevano due avancorpi destinati a rustici nei quali erano inserite le stalle e gli ambienti di servizio. Nel secolo scorso queste parti sono state demolite per permettere la costruzione della Chiesa del Sacro Cuore che oggi occupa il corpo nobile come oratorio e la parte di giardino rimasta come campo da calcio.
Ai lati del corpo nobile del palazzo esistevano due avancorpi destinati a rustici nei quali erano inserite le stalle e gli ambienti di servizio. Nel secolo scorso queste parti sono state demolite per permettere la costruzione della Chiesa del Sacro Cuore che oggi occupa il corpo nobile come oratorio e la parte di giardino rimasta come campo da calcio.
Dietro al palazzo si estendeva il giardino privato, il più grande mai realizzato in Abbiategrasso, circondato da un muro di cinta abbellito da edicole con lesene e timpani curvilinei dalle forme tipicamente settecentesche. Il giardino era diviso in varie parti di cui una di rappresentanza verso il palazzo dalle forme tipiche del giardino all’italiana, una a vite e una utilizzata a limonaia.
Dietro al palazzo si estendeva il giardino privato, il più grande mai realizzato in Abbiategrasso, circondato da un muro di cinta abbellito da edicole con lesene e timpani curvilinei dalle forme tipicamente settecentesche. Il giardino era diviso in varie parti di cui una di rappresentanza verso il palazzo dalle forme tipiche del giardino all’italiana, una a vite e una utilizzata a limonaia.
Dietro al palazzo si estendeva il giardino privato, il più grande mai realizzato in Abbiategrasso, circondato da un muro di cinta abbellito da edicole con lesene e timpani curvilinei dalle forme tipicamente settecentesche. Il giardino era diviso in varie parti di cui una di rappresentanza verso il palazzo dalle forme tipiche del giardino all’italiana, una a vite e una utilizzata a limonaia.
Dietro al palazzo si estendeva il giardino privato, il più grande mai realizzato in Abbiategrasso, circondato da un muro di cinta abbellito da edicole con lesene e timpani curvilinei dalle forme tipicamente settecentesche. Il giardino era diviso in varie parti di cui una di rappresentanza verso il palazzo dalle forme tipiche del giardino all’italiana, una a vite e una utilizzata a limonaia.
La famiglia milanese dei Corio deteneva vari possedimenti nel territorio abbiatense già dalla metà del Quattrocento.
La famiglia milanese dei Corio deteneva vari possedimenti nel territorio abbiatense già dalla metà del Quattrocento.
La famiglia milanese dei Corio deteneva vari possedimenti nel territorio abbiatense già dalla metà del Quattrocento.
La famiglia milanese dei Corio deteneva vari possedimenti nel territorio abbiatense già dalla metà del Quattrocento.
Il palazzo si pensa risalga ai primi anni del Cinquecento, dopo che una lettera ducale permise ai Corio di aprire una chiusa sul Naviglio per irrigare le loro proprietà.
Il palazzo si pensa risalga ai primi anni del Cinquecento, dopo che una lettera ducale permise ai Corio di aprire una chiusa sul Naviglio per irrigare le loro proprietà.
Il palazzo si pensa risalga ai primi anni del Cinquecento, dopo che una lettera ducale permise ai Corio di aprire una chiusa sul Naviglio per irrigare le loro proprietà.
Il palazzo si pensa risalga ai primi anni del Cinquecento, dopo che una lettera ducale permise ai Corio di aprire una chiusa sul Naviglio per irrigare le loro proprietà.
Il palazzo e i terreni annessi rimasero in mano alla famiglia Corio (che controllava il dazio della Ripa Naviglio a Castelletto) fino a 1766, quando furono venduti al Conte Pompeo Litta Visconti.
Il palazzo e i terreni annessi rimasero in mano alla famiglia Corio (che controllava il dazio della Ripa Naviglio a Castelletto) fino a 1766, quando furono venduti al Conte Pompeo Litta Visconti.
Il palazzo e i terreni annessi rimasero in mano alla famiglia Corio (che controllava il dazio della Ripa Naviglio a Castelletto) fino a 1766, quando furono venduti al Conte Pompeo Litta Visconti.
Il palazzo e i terreni annessi rimasero in mano alla famiglia Corio (che controllava il dazio della Ripa Naviglio a Castelletto) fino a 1766, quando furono venduti al Conte Pompeo Litta Visconti.
Il palazzo oggi visibile è il risultato della ristrutturazione eseguita dopo il 1722.
Il palazzo oggi visibile è il risultato della ristrutturazione eseguita dopo il 1722.
Il palazzo oggi visibile è il risultato della ristrutturazione eseguita dopo il 1722.
Il palazzo oggi visibile è il risultato della ristrutturazione eseguita dopo il 1722.
La struttura è in stile barocco lombardo, con pianta a “C”, a due piani di cui il primo è occupato da un porticato a colonne con archi ribassati e volte a crociera.
La struttura è in stile barocco lombardo, con pianta a “C”, a due piani di cui il primo è occupato da un porticato a colonne con archi ribassati e volte a crociera.
La struttura è in stile barocco lombardo, con pianta a “C”, a due piani di cui il primo è occupato da un porticato a colonne con archi ribassati e volte a crociera.
La struttura è in stile barocco lombardo, con pianta a “C”, a due piani di cui il primo è occupato da un porticato a colonne con archi ribassati e volte a crociera.
Il suo stile barocco lombardo si basa sull’uso semplice ed elegante del mattone a vista impreziosito con particolari in malta bianca come cornici alle finestre e lesene spesso aggettanti, già visibile dalla facciata principale su viale Mazzini che fino agli anni '60 del secolo scorso era navigabile.
Il suo stile barocco lombardo si basa sull’uso semplice ed elegante del mattone a vista impreziosito con particolari in malta bianca come cornici alle finestre e lesene spesso aggettanti, già visibile dalla facciata principale su viale Mazzini che fino agli anni '60 del secolo scorso era navigabile.
Il suo stile barocco lombardo si basa sull’uso semplice ed elegante del mattone a vista impreziosito con particolari in malta bianca come cornici alle finestre e lesene spesso aggettanti, già visibile dalla facciata principale su viale Mazzini che fino agli anni '60 del secolo scorso era navigabile.
Il suo stile barocco lombardo si basa sull’uso semplice ed elegante del mattone a vista impreziosito con particolari in malta bianca come cornici alle finestre e lesene spesso aggettanti, già visibile dalla facciata principale su viale Mazzini che fino agli anni '60 del secolo scorso era navigabile.
Purtroppo la struttura si presenta in stato di abbandono.
Purtroppo la struttura si presenta in stato di abbandono.
Purtroppo la struttura si presenta in stato di abbandono.
Purtroppo la struttura si presenta in stato di abbandono.